Alice in Borderland Stagione 2 – Recensione Narrante
Premessa numero uno: Alice in Borderland vorrebbe essere molto più seria di quanto poi non riesca a essere, e spesso risulta eccessivamente sopra le righe. Premessa numero due: a me è piaciuta, parecchio.
Attenzione, questa è la versione completa, quindi ci sono anche alcuni spoiler
La Storia: Guarda, ti devo dire, vi devo dire…
La storia riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata alla fine della prima stagione, con tutte le carte numerate oramai guadagnate e solo le figure rimaste da sconfiggere. Voi ve lo ricordate, no?
Perché io poco e male. Diciamo che se vi ricordate almeno a grandi linee gli eventi precedenti ve la dovreste cavare, altrimenti potrebbe essere un po’ difficile ricollegare la storia della stagione precedente.
Questa però in realtà si concentra molto di più sui personaggi e le loro storie, e cose come il visto (che era una spada di Damocle molto presente all’inizio) e i game perdono abbastanza importanza.
A me sarebbe piaciuta un po’ più di azione rispetto a quanto vediamo, soprattutto negli episodi centrali, ma quella è questione di gusti, anche se in certi momenti si scosta parecchio da quanto impostato nella prima stagione. Non è la stessa cosa della prima stagione, quindi non ve lo aspettate. È simile, ma molto diversa.
Ecco, poi diciamo che questa stagione ha un po’ di ingenuità, alcune anche perdonabili, ma altre… no, decisamente no. Cioè, Ann va tranquilla per giorni in giro per le montagne, non la vediamo partecipare neanche a un game in tutta la stagione (Cheat! Tu usi i cheat! – citazione per gente di cultura).
E poi va bene tutto, ma come hanno fatto a sopravvivere Chyshia e Akane (la ragazza con l’arco) a me è sembrata un po’ una cazzata. Poi io felicissima perché li adoro, ma resta una cazzata.
― Arisu e Usagi, “finchè morte non ci faccia incontrare”
Un altro elemento molto presente in questa stagione, parecchio più che nella prima, è poi la storia d’amore fra Arisu e Usagi. Guarda, ti devo dire, vi devo dire, che così brutta la situa, alla fine non è.
Io sono la persona meno romantica di questo mondo, le storie d’amore troppo presenti in qualsiasi trama mi danno letteralmente il voltastomaco, eppure l’intreccio romantico non mi ha per niente disturbata, anzi, tifafo con tutta me stessa per i due giovani innamorati.
La loro storia d’amore è ovvia, scontata e poco originale. Eppure funziona. Usa dei meccanismi molto semplici per emozionare, ma alla fine raggiunge lo scopo; la vena romantica è presente e valida, ma non è soffocante e soprattutto non è forzata, cosa che io apprezzo immensamente.
Poi c’è il finale, che dovrebbe essere un articolo a parte. Io dall’episodio 1 ero convintissima fosse una simulazione e basta, quindi a me ha lasciato davvero sorpresa, però non ho apprezzato molto tutti i vari colpi di scena, veri o falsi. Cioè le prime due volte anche interessante, ma dopo è diventato davvero esagerato.
Il finale “vero” invece mi è piaciuto. È semplice, forse troppo positivo e ottimista, ma mi è sembrato una conclusione adatta alla stagione.
La semplicità è il difetto principale della storia ma anche il suo pregio principale: la rende gradevole, una distrazione coinvolgente e confortante, ma a volte la rende anche ridicola e davvero superficiale.
Dipende quale delle due facce prevale per voi. Nel mio caso fino alla prima metà stava vincendo la seconda, ma giunta al finale ha prevalso la prima.
I Personaggi: eroi e… no basta, solo eroi
I personaggi di Alice in Borderland sono tanti, tantissimi, e la serie non riesce (ovviamente) a dare lo stesso peso a tutti. Alla fine quelli che hanno più importaza sono Arisu e Usagi.
E poi c’è Chishiya. Cioè, lui è praticamente una serie a parte. Non ho capito bene il perché oltre a un generico “è il personaggio figo”, ma ha un sacco di spazio in più rispetto agli altri personaggi secondari, eppure non interagisce molto con i due protagonisti.
Degli altri protagonisti della prima stagione, come Kuina e Ann, lui è l’unico che ha ancora una certa rilevanza. Mi è un po’ dispiaciuto che gli altri non fossero presenti quanto lui, soprattutto Kuina, Akane e Ann, però sarebbe diventato impossibile a livello di tempistiche.
Forse sarebbe stato meglio equilibrare un po’ di più il tempo dedicato a ognuno di loro, concentrandosi un po’ meno su Chishiya e un po’ più sugli altri.
Poi in realtà nessuno di loro ha una particolare “crescita personale”, a parte (aridaje) Chishiya. Oh lui c’entra sempre, incredibbile. Anche Aguni cambia parecchio, ma non nel corso della seconda stagione quando fra una stagione e l’altra, quindi non è un cambiamento che lo spettatore vede.
― Da sinistra a destra: Ann, Kuina, Usagi e Arisu
Ok, il fatto è questo: i protagonisti sono tutti eroi. Con tutti i difetti che volete, ma sono tutti personaggi positivi, belli, buoni e gentili. A parte Niragi. Lui è l’unico personaggio negativo, ma tanto lo vediamo per 10 minuti complessivi nel corso della serie.
Qui torna lo stesso discorso della storia, la semplicità. Alcuni personaggi sono anche complessi nelle loro personalità e motivazioni, ma alla fine sono tutti positivi. “Essere o non essere? Qual è il senso della mia esistenza? Non importa, mentre cerco di capirlo sarò un eroe e salverò tutti”. È un difetto? Dipende.
Cercate dei personaggi complessi, introspettivi e con un forte conflitto interiore? I protagonisti di questa storia non li tollererete. Cercate dei personaggi semplici ma che svolgano bene la parte dell’eroe della favola in cui vissero tutti felici e contenti? Allora sì, qui troverete dei personaggi che fanno per voi.
Sarò molto onesta: a me piacciono i personaggi complessi che affrontano dilemmi morali e cercano il senso profondo dell’esistenza, ma ho davvero apprezzato i protagonisti di Alice in Borderland perché sono l’opposto.
Io non ci trovo nulla di sbagliato in un po’ di confortante semplicità e intrattenimento, e questo Alice in Borderland lo fa e lo fa bene.
Anche Kyuma, che dovrebbe essere un nemico, alla fine è “uno dei buoni” come gli altri. Quando muore, ti dispiace comunque. Ah, parentesi, Kyuma secondo me è uno dei personaggi più memorabili di questa stagione. È troppo sopra le righe per non esserlo.
La Narrazione: borderline (sono un genio creativo lo so)
Questa stagione è meno horror e scabrosa della precedente, è una delle prime cose che ho notato, e l’ho onestamente apprezzato. Non perché io abbia qualcosa contro le serie tv violente, ma perché Alice in Borderland trova un’alternativa ben costruita.
I game continuano a far temere per il futuro dei protagonisti, restano letali e restano crudeli, ma si spostano verso un tipo di terrore più sottile. Abbandona l’horror per spostarsi più verso il thriller, ma funziona comunque.
Mi è piaciuto che abbia trovato un altro modo per mettere inquietudine senza necessario ricorso alla violenza esplicita. Perché chiariamoci, la violenza rimane, solo che nei game la gente in molti casi va in contro a una fine più rapida. Tranne in quello a cui partecipa Chishiya a tema legge, quello era davvero macabro.
La recitazione invece non l’ho apprezzata altrettanto, perché è veramente esagerata in molti punti.
Allora, premessa, io adoro il cinema coreano, che penso sia uno dei cinema più esagerati (soprattutto a livello di espressioni) che esistano, quindi normalmente è una caratteristica che mi piace nelle serie tv, ma se fatta bene.
Esagerato come stile, ma non pacchiano o, peggio, cringe. E qui in molti punti quest’enfasi era davvero imbarazzante, ma di quelle cose che ti fanno deglutire dicendo “mh-mh mh-mh andiamo avanti vi prego non lo fate più sto per piangere”.
― L’espressività esagerata di Mira ha messo un po’ alla prova il mio sistema nervoso. Avete presente i tik tok di quelli che cercano di imitare i personaggi degli anime? Ecco.
Chishiya soffre particolarmente di questa cosa. Ok, sei il personaggio figo e misterioso. Sono d’accordo sia sul fatto che sei figo sia sul fatto che sei misterioso, si capisce letteralmente guardandoti in faccia, non c’era davvero bisogno di sottolinearlo anche con ogni movimento, sguardo e sospiro.
Invece ho apprezzato tantissimo l’esagerazione nel combattimento finale contro il Re di Picche: purissima, elettrizzante azione, e l’ho amata.
Vi è mai capitato di giocare a un videogioco e, nel mezzo di un combattimento, essere talmente coinvolti da iniziare a spostarvi insieme al controller mentre combattete? Quel tipo di adrenalina ed emozione?
Ecco, per me la parte finale è stata così. Non dico che sia un’esperienza universale, ma sicuramente è una sequenza che gli appassionati di combattimenti e azione esagerati come me troveranno di loro gusto. Davvero, davvero coinvolgente.
Il ritmo non è stabile, salta un po’ fra l’azione e l’adrenalina e le sequenze riflessive e di approfondimento, però nonostante dei punti lenti non diventa mai stagnante, anche se alcuni momenti in cui ricorre troppo ai flashback li ho trovati un po’ pesanti.
In generale è una narrazione molto esagerata in tutto, il che ha dei pro e dei contro. Dipende molto dai vostri gusti personali, ma se non apprezzate le serie tv molto caricate e poco realistiche nella recitazione e negli avvenimenti non ve la consiglierei.
Conclusioni e Voto
La mia opinione su Alice in Borderland è cambiata drasticamente mentre la guardavo. All’inizio della visione la trattavo dall’alto in basso e non mi stava piacendo granché perché continuavo a dire “No, no, dai che cazzata”.
A un certo punto mi sono accorta però di pensare un’altra cosa. “No, no, che cazzata. Però voglio vedere il prossimo episodio subito”.
E poi erano le 3 di notte ed ero in camera a guardare “solo un altro episodio” pensando che sì, era una cazzata, ma mi stava davvero piacendo. Mi stava divertendo, coinvolgendo e invogliando a continuarla.
Alice in Borderland è mediamente una cazzata. Non tanto, chiariamoci, ma quanto basta a non essere seria quanto vorrebbe. Ma funziona.
Se cercate semplice, efficace, diretto intrattenimento, io ve la consiglio. A me piacciono le cose troppo serie, ma mi piace anche Alice in Borderland.
Voto: 7 su 10
Interessante, manca solo qualcosina
La storia sfrutta gran parte del suo potenziale ma lascia del buon materiale da parte o inutilizzato tralasciando quelle caratteristiche che la potevano rendere migliore, anche se questo non vuol dire che la loro mancanza peggiori la narrazione.
Poteva essere meglio, ma quello che c’è va già bene.
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