Gli Anelli del Potere

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Gli Anelli del Potere – Recensione Narrante

Interpretare la materia tolkeniana è un’impresa degna di Aragorn, soprattutto dopo la Trilogia: Gli Anelli del Potere non è all’altezza di un tale eroe, ma non è neanche Grima Vermilinguo.

Attenzione, questa è la versione completa, quindi ci sono anche alcuni spoiler
Gli Anelli del Potere - Copertina
In una società in cui tutti si sentono in diritto abusare di termini triti e ritriti come “capolavoro” e “merda totale”, va riconosciuto ad Amazon Prime il coraggio di imbarcarsi in un’impresa come quella de Gli Anelli del Potere: peccato che agli scrittori sia mancata l’esperienza.

La Storia: “Tre anelli ai re degli Elfi”

La prima considerazione da fare per quanto riguarda Gli Anelli del Potere è che si tratta di un progetto enorme; sono state progettate 5 serie per un insieme quindi di almeno 40 puntate di circa un’ora ciascuna. 

Va da sé dunque che si tratta di un’epopea di ampissimo respiro che se tutto va bene vedremo completata (se ci saremo) nel 2030, con modalità e tempi dilatati, certamente non da film; inutile dunque, a mio parere, fare troppi paragoni con la trilogia cinematografica.

Poi va considerato che si è deciso di narrare non spin off, storie parallele, sequel o ambientazioni simili al LOTR che già conosciamo, ma piuttosto di mettere in scena un racconto nuovo ambientato non nella Terza, ma nella Seconda Era.

In particolare si parla degli accadimenti narrati fondamentalmente solo nei primi 5 minuti de La Compagnia dell’Anello per chi ha visto solo i film, mentre per chi ha dimestichezza con il Tolkien dei libri stiamo parlando di quanto narrato ne Il Silmarillion, I Racconti Incompiuti e Le Appendici.

Ciò detto. 

Dopo un lungo prologo in cui ci viene ricordato l’inizio della guerra degli elfi e degli uomini contro il primo Signore Oscuro Morgoth e l’arrivo dei primi nella Terra di Mezzo, la storia narra le vicende dei popoli che vi abitano;

gli Elfi alla ricerca di un mezzo per evitare la loro scomparsa dalla Terra di Mezzo e i disprezzati Uomini che si trovano a dover combattere di nuovo contro le legioni degli orchi aizzate da Sauron;

― Eccoli, sono proprio loro

i Nani che, isolazionisti come inglesi, devono decidere se mettersi in gioco e aiutare o no gli Elfi, i Pelopiedi (antenati degli Hobbit) che nella loro esistenza nomade e transumante si trovano come al solito ad affrontare avvenimenti più grandi di loro, sempre però con coraggio e determinazione.

Insomma, ben quattro linee narrative principali; solo le prime tre però si intrecciano, mentre quella dei pelopiedi rimane più isolata, il che toglie un po’ di unità al tutto. Non è gravissimo, ma è un peccato in una serie corale come questa.

Il materiale è vastissimo e avvincente coinvolgente, anche perché questa serie dovrebbe rispondere ad alcune importantissime domande rimaste in sospeso dalla storia della Terza Era che già conosciamo.

Ad esempio, per chi conosce (e chi non la conosce?) la filastrocca “Tre anelli ai re degli Elfi sotto il cielo, sette ai principi dei nani…” la curiosità scottante dell’origine dei famosi anelli serpeggia per tutta la serie.

La storia però, probabilmente data la lunghezza preventivata e discussa all’inizio, ovviamente non risponde a tutte le domande, ma a poche, forse troppo poche.

Sono solo 8 episodi, è vero, ma forse avrebbe potuto sfruttare un po’ di più le sue riserve narrative, eredità vastissima de Il Signore degli Anelli

I Personaggi: quelli bassi si confermano i migliori

Personaggi

Se la storia è buona, a mio parere i difetti si iniziano a riscontrare nei personaggi, tanto per come sono descritti quanto per come vengono interpretati dagli attori.

Premesso che a tratti sono state ricreate le stesse dinamiche della trilogia (il duo Galadriel /Halbrand riecheggia Arwen/Aragorn e l’attore sembra il fratello di Viggo Mortensen, Il duo Elrond/Durin fa il verso alla coppia Legolas/Gimli, e Nori a Bilbo e Frodo) il problema dei personaggi è che in buona parte non risultano per niente appassionanti. 

Gli Elfi, si sa, sono già di loro alteri, freddi e a tratti antipatici ma qui esagerano un po’; Gil Galad è insopportabile, a Elrond e Arondir non ci si affeziona molto e Celebrimbor, pur essendo uno dei motori di parte della trama e del finale, è simpaticamente neutro. 

E poi, anche se risente sicuramente del paragone con le stupende Cate Blanchett e Liv Tyler, Galadriel dal punto di vista della dramatis persona resta decisamente legnosa, anche se una menzione speciale se la guadagna nel grande colpo di scena degli ultimi minuti dell’ultima puntata.

I personaggi umani hanno lo stesso difetto; assolvono al loro ruolo, ma non vanno molto oltre. 

La stessa Bronwyn che dovrebbe risultare un capo carismatico non trascina e, in alcuni casi, come Theo, c’è proprio a mio parere un difetto dell’attore.

Insomma, parecchi degli Elfi e degli uomini non è che non siano ben delineati, ma non hanno carisma, risultando in finale poco incisivi e sciapi.

Discorso diverso va fatto per Nani e Pelopiedi. Qui ci si affeziona, ci si commuove e si partecipa alle loro azioni. 

― Galadriel qui ricorda molto le persone che in questi giorni stanno patendo un caldo infernale a Novembre 

Entrambi vengono ben delineati nei loro caratteri, nel loro habitat, nei loro riti e nel loro stile di vita, risultando figure che si ricordano e di cui si partecipa ai travagli e alle avventure. La loro forza quindi si riflette, come nel duo Elrond/Durin, anche su altri personaggi che non sono altrettanto convincenti.

Il pezzo forte comunque, ça va sans dire, come Walt Disney ci insegna, arriva con i cattivi. Adar, la cui vera identità ci viene celata per 7 episodi, si staglia una buona spanna su tutti e il suo monologo con Galadriel è sicuramente uno dei pezzi forti della serie. 

E poi c’è Sauron. In tutta la serie agisce come un convitato di pietra, colui la cui ombra malvagia si proietta su tutto e fa da primo motore della storia, pur senza mai mostrarsi direttamente; poi si mostra, e forse era meglio se restava nascosto ancora un po’.

Non si capisce esattamente quali siano i suoi obbiettivi e le sue motivazioni, se sia un cattivo finto buono, o un cattivo poco convinto nel fare il cattivo, o qualsiasi cosa ci sia nel mezzo.

Dovrebbe essere il Male con la M maiuscola, le tenebre fatte persona, un occhio di fiamme che vede tutto e invece è… un tizio. 

Poi personalmente avrei preferito si scoprisse che era il famoso (ma sconosciuto) stregone di Angmar, ma pazienza.

Da ultimo lo straniero caduto dal cielo è anche lui una bella figura, che cresce e si modifica e si fa scoprire durante tutto l’arco narrativo, ma anche lui risulta interessante senza però riuscire a essere avvincente.

Lo rincontreremo sicuramente chissà con quale nome, e forse ci convincerà di più. Anche se la sua battuta a Nori, sul seguire il proprio naso, un indizio ce lo lascia di sicuro.

La Narrazione: un’estetica degna di Númenor

Narrazione

In una serie come questa parte integrante e fondante dell’opera è data dagli effetti speciali e da scenografie e costumi, tutte cose che ne Gli Anelli del Potere meritano una menzione speciale per la loro validità.

Erano sicuramente uno degli scogli principali della realizzazione, rischiando di far risultare il tutto una baracconata indecente. 

Sono risultati invece una scommessa riuscita, e non sto parlando dei grandi effetti speciali (comunque davvero sorprendenti) ma dei particolari: i particolari che descrivono un mondo, ci parlano delle minuzie, decretano la serietà visiva di un world building. 

Le orecchie degli Elfi, le barbe e i nasi dei nani, il trucco di orchi e pelopiedi sono perfetti, così come lo sono le navi e le costruzioni di Numenòr o le case e la società degli umani. Credibili, vive e autentiche insomma, e non trucchi posticci mal accroccati.

Per quanto riguarda la narrazione più propriamente detta, sicuramente non è perfetta e questo rappresenta un secondo difetto della serie ma quando c’è, svolge più che bene il suo lavoro.

Ci sono toni epici (uno tra i tanti, il ritorno della nave a Valinor), toni commoventi, buone battaglie (anche se con errori e incongruenze), momenti sentimentali, momenti poetici.

― Ogni scarrafon’ è bell’ a papà soiə

Non era facile tenere insieme tutte le trame della narrazione ma sicuramente ci sono riusciti, anche se con qualche difetto; sicuramente si accusa un momento di stanca da metà della terza alla quinta puntata, ma nelle ultime 3 accadono talmente tante cose che recupera in buona parte. 

Poi ricordiamo che una serie di queste proporzioni non può sempre avere ritmi adrenalinici e sostenuti, e a volte sono necessarie puntate più lunghe e lente inconcludenti per delineare azioni future. Però la serie le gestisce abbastanza bene, comunque senza mai sfociare in intere puntate riempitive e assolutamente trascurabili.

Una narrazione classica insomma che si svolge tra indizi gettati qua e là e misteri, senza indulgere in facili effetti o momenti trucidi, riannodando i vari fili e lasciando in sospeso solo quello che si vuole lasciare in sospeso per invogliare alla seconda serie. 

Ci sono però comunque alcuni momenti (come la sottrazione della chiave nella sesta puntata o il salire a cavallo di Halbrand  gravemente ferito nella settima) che risultano forzati, sciocchi ed affrettati.

E poi sarebbe stato meglio risparmiarsi il “mistero” sulla sorte di Isildur, che se sei un minimo avvezzo alle vicende tolkeniane sai sicuramente che non è morto.

Una narrazione buona insomma, non eccellente ma adatta e ben costruita. 

Conclusioni e Voto

Tirando infine le somme di questa prima stagione, in sintesi, direi:

Si tratta di una serie perfetta? Assolutamente no.

Va migliorata sicuramente, nei personaggi e in alcuni momenti della narrazione ma la storia c’è e appassiona, a patto di non fare inutili paragoni con libri, film o personali idee preconcette.

Si tratta di una buona serie? 

A mio parere si. La storia è interessante, splendidamente rappresentata dal punto di vista estetico e con molti personaggi e sottotrame forieri di sviluppi e coinvolgimento. Il world building c’è ed è credibile.

La seconda serie sarà attesa e sarà da vedere? 

Sono sicuro di si. Anche perché, dato il rumore che ha fatto la prima, spero che gli sceneggiatori sappiano trarre insegnamento dagli errori fatti per migliorarla.

All’incirca ci attendono altri 32 episodi e, se è vero che ci sarà ampio margine per errori e cadute di tono, ce ne sarà altrettanto per migliorare una materia che di suo è promette.

Voto: 7 su 10

Interessante, manca solo qualcosina

La storia sfrutta gran parte del suo potenziale ma lascia del buon materiale da parte o inutilizzato tralasciando quelle caratteristiche che la potevano rendere sicuramente migliore, anche se questo non vuol dire che la loro mancanza peggiori la narrazione.
Poteva essere meglio, ma quello che c’è va già bene.

Trailer Ufficiale

Author

Karbo

Nerd per vocazione e cazzaro per scelta leggo film e guardo fumetti da 40 anni, e mi incazzo sempre perché non mi viene mai in mente nessuna frase da citare finché non la vedo nel post di qualcun altro.

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