Briciole – Decision to Leave
“Il mio viaggio solitario in questa nebbia, non avrà mai fine”
È molto difficile descrivere Decision to Leave, che tipo di film sia, di cosa parli, quale sia il suo scopo.
Mescola generi e caratteristiche, un po’ crime, un po’ misteri, un po’ dramma, un po’ romantico, e il risultato è… particolare. Poi, se questo particolare si traduca per voi in “affascinante” o in “ma che sto guardando”, non posso dirlo con certezza. Per me è stato un po’ un misto di entrambi, anche se alla fine ha prevalso il primo aspetto.
La storia inizia con un poliziotto di Seul che, investigando sul caso di un uomo morto dopo esser caduto in montagna, sospetta la novella vedova dell’omicidio del marito, iniziando però, quasi senza accorgersene, a innamorarsi della donna.
Però, perché c’è un però, questa è sì la trama ma allo stesso tempo è solo il pretesto iniziale dell’opera.
L’intreccio poi cambia più volte nel corso del film, ruotando sempre intorno a questi due protagonisti (che sono fra l’altro praticamente gli unici due personaggi che compaiono nella storia), certamente, ma cambiando quasi tutto il resto.
Non vi dico la trama per filo e per segno sia per evitarvi spoiler sia perché, per spiegarla come si deve, mi servirebbero delle foto e dei biglietti da collegare con un filo rosso su una lavagna, per cercare di non confondervi e non confondermi a mia volta come un pokémon.
Se avete visto il film Parasite, la struttura della storia è simile, quasi un vagabondaggio narrativo. A me è piaciuto. Non da impazzirci, ma mi è piaciuto. L’atmosfera, la regia, la fotografia, i personaggi, mi hanno affascinato.
Non mi hanno convinta del tutto una serie di cose (come alcuni passaggi nella storia e alcuni dialoghi), ma tutto sommato mi ha incantato non tanto il cosa racconta Decision to Leave, ma il come.
Però ve lo dico, il film dura quasi due ore e venti, e sicuramente non è veloce. Anzi, diciamolo, in alcuni parti è un po’ troppo lento. Personalmente la lentezza, se non nella parte finale, non mi è pesata, ma se non gradite i film lenti non ci perdete tempo, non fa assolutamente per voi.
Ultimo appunto: la fotografia, gli ambienti e i panorami. Spettacolari, certe inquadrature sembravano dei quadri. Se decidete di vedere Decision to Leave vi prego, se potete guardatelo al cinema, è uno di quei film fatti per il grande schermo.
Vederselo a casa (a meno che non abbiate la sala cinema privata nel qual caso A. mecojoni, B. vi invidio e siete i miei arcinemici, maledetti) è un dispetto sia al film, sia a voi stessi.
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