Briciole – Killers of the flower moon
“Gli Osage… il loro tempo è finito. Dobbiamo riprendere il controllo di casa nostra.”
Con questa sua ultima fatica l’81 enne Scorsese oltre a confermarsi come un immenso narratore e regista come se ce ne fosse bisogno), aggiunge un ulteriore tassello al suo personale affresco sulla nascita e crescita di una nazione, quella americana.
Un tassello che possiamo inserire tra Gangs of New York e Goodfellas e che, ancora una volta, non è un tassello edificante.
Se misura del valore di un film sono i sentimenti che suscita negli spettatori e la sua capacità nel convincerci a lasciarci cullare dalla sua narrazione, questa pellicola è magistrale.
Certifica, fin dalla scena iniziale, la morte di un mondo “puro” e la sostituzione ad esso di una società marcia, indirizzata solo al profitto.
Si esce dalla sala con una profonda sensazione di schifo e disgusto per il tradimento perpetrato ai danni di un popolo e una cultura, ma soprattutto ai danni di esseri umani da parte di altri uomini, tutto in nome del petrolio e della ricchezza.
Artefici di questo tradimento sono tanto la legge (con i nativi sotto tutela dei bianchi, impossibilitati a sfruttare liberamente i loro stessi soldi) quanto gli uomini.
Questo senso di rabbia, tristezza e amarezza è sicuramente uno dei punti più forti del film: riesce a farci vedere la bruttezza e l’innocenza di un mondo senza mai risultare paternalista. Non ti dice “questo non si fa” in maniera esplicita, ti mostra le azioni degli uomini e lascia il giudizio agli sguardi, alle lacrime e alle minacce.
E, come scopriremo nella splendida sequenza “radiofonica” dell’epilogo, se anche la legge alla fine sarà costretta ad intervenire (anche se con moltissime lacune), sarà solo parzialmente, e in parte anche perché il crimine sarà stato ormai metabolizzato, dimenticato, spettacolarizzato e, soprattutto, commesso.
Tutto lo svolgersi della storia è lento ed avvolgente, come quei romanzi storici in cui ti perdi pagina dopo pagina, e anche se i 206 minuti di durata potrebbero spaventare e viene da pensare che “qualcosa, in finale, massì, si poteva tagliare”, non saprei davvero dire cosa, perchè ogni dialogo, ogni battuta e ogni sguardo mi sono parsi necessari.
Un incedere placido e maestoso, ma mai impantanato, come un fiume dal cui corso ti fai cullare per sognare ad occhi aperti. Certo, se volete un film leggero, semplice e non troppo pesante, di sicuro non andate a vedere Killers of the flower moon.
Il fatto però è che non è un film intellettuale, non è un continuo sforzo della testa in intricate riflessioni morali e sociologiche. Ma se non è un film che ti fa la morale, non è un film di solo intrattenimento e non è neanche un film di ragionamento, che film è Killers of the flower moon? E’ una storia, è un racconto. Potentissimo.
In un’era di fruizione casalinga e su piattaforma, è ancor più dirompente questa titanica creazione cinematografica, con tempi, scene, scenografie, e personaggi da grande schermo alla loro massima espressione. (Un po’ ironica come affermazione contando la produzione di Apple Tv, ma che ci posso fare)
De Niro e Di Caprio? Superfluo parlare delle abilità attoriali dimostrate (ancora una volta). Due interpretazioni da urlo (anche se il secondo a tratti può sembrare un filo forzato ed assomigliare a Brando/Corleone) affiancati da una splendida Lily Gladstone, nel cui sguardo dolce e sognante si specchia tutta la tristezza e l’angoscia di un mondo, un popolo, una terra, una persona e un sentimento traditi ed abusati.
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